Il complesso scenario macroeconomico globale abbatte, dopo le borse, anche le cryptovalute. Prendiamo ad esempio Bitcoin che a Giugno ha fatto registrare un nuovo crollo scendendo sotto la soglia dei 25mila dollari e attestandosi a quota 24.881.
Dal massimo storico raggiunto a Novembre 2021 (i.e., 68mila dollari), il token di Satoshi Nakamoto ha perso il 63% del proprio valore e non si trovava a livelli così bassi dal Dicembre 2020.
Eventi di questa portata determinano enormi impatti sugli investitori e riportano all’attenzione generale l’esigenza di un impianto normativo. L’obiettivo è garantire una regolamentazione globale necessaria a normare un territorio in cui, fino a poco tempo fa, ha regnato una sostanziale anarchia de facto (basti pensare che Binance – principale player del settore – sino allo scorso Luglio non disponeva di un vero quartier generale, eludendo così controlli e cause legali).
Il futuro delle Cryptovalute passa dunque dalla definizione di un impianto normativo solido come evidenziato da Francois Villeroy de Galhau, numero uno della Banca Centrale Francese che – a pochi giorni dal G7 del 26/28 Giugno in Germania – ha dichiarato:
“Quanto accaduto è un campanello d’allarme che testimonia ulteriormente l’urgente necessità di una regolamentazione globale in ambito cryptovalute. L’Europa ha spianato la strada con MiCA (i.e., Markets in Crypto Asset) e, con tutta probabilità, discuteremo di questi temi durante il meeting G7 in programma in Germania”
L’introduzione di leggi ad hoc, condivise a livello internazionale, andrà a definire nuovi equilibri e nuove dinamiche all’interno di un ecosistema ad oggi dominato dagli Exchange e dovrà in primis cercare di arginare il verificarsi di ulteriori tempeste perfette.