Tanglegence è ora parte di REALE & PARTNERS

Il concetto è ancora agli inizi, anche se la parola è già circolata all’interno delle élite tecnologiche europee. Tanglegence è una contrazione di (en)tangled e convergence: una prima definizione è la convergenza “entangled” di cloud, mobile, social, big data, IoT, blockchain, e così via, cioè di paradigmi e tecnologie il cui intreccio non è deterministico (men che meno lineare) e porta a mini-singolarità con effetti inaspettati. Insomma, una complessità capace di generare valore o caos in funzione della nostra disponibilità a concepirla, manipolarla, attuare un governo adeguato.

Una governance alla quale sarà affidato il difficile compito di mantenere un equilibrio tra centralizzazione (delle grandi piattaforme, per esempio) e decentralizzazione, che non vuol dire solo blockchain e sistemi di edge computing, ma anche mercati. Paradigmi e pratiche di sviluppo del software mostrano anche una fortissima tendenza centripeta, in quanto biforcazione e ramificazione sono de facto i suoi elementi “sintattici” di base: un “movimento” che trova però la sua sintesi nell’operazione duale, quella della fusione.

Ci troviamo immersi in un mondo sempre più intrecciato, un ecosistema che ha (finalmente…) spodestato l’uomo dal centro per dare pari dignità ad agenti non-umani: macchine, automi, reti di dispositivi, strutture autonome decentralizzate. Il codice non sta solo mangiando il mondo, come diceva Marc Andreessen, ma sta forgiando il mondo a sua immagine e somiglianza. E la metafora di una “pila” di strati sovrapposti proposta nel 2016 da Benjamin H. Brattonn nel suo The Stack. On Software and Sovereignty è caduto nell’inadeguatezza. In realtà, gli strati si contaminano a vicenda, fioriscono in contorni frattali, esibiscono feedback non lineari.

La crisi innescata dalla pandemia globale, del resto, non è solo il cigno nero che nessuno si aspettava: è uno sconvolgimento senza precedenti causato da pochi Kilobyte di informazioni genetiche in un ecosistema informativo che stime prudenti danno nell’ordine di decine di Zettabyte (vale a dire, 10¹⁹ volte più grande). L’infosfera in cui viviamo risulta essere instabile e tutt’altro che immune (nessun gioco di parole) all’effetto farfalla.